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Aspetti storico-culturali del fiume e della valle PDF Stampa E-mail

Innumerevoli fonti storiche supportate da ritrovamenti archeologici, dimostrano che la valle dell’Ofanto ha costituito da sempre un elemento territoriale di notevole importanza per gli insediamenti umani sin dall’età pre-protostorica: i primi insediamenti protoantropici si ebbero, probabilmente, nelle immediate vicinanze alle sponde fluviali o nei pressi della foce.
Con l’avvento di condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo delle prime forme di coltivazione agricola e la presenza di ripari naturali, intorno al V millennio a.C. la valle fu densamente popolata ed iniziò il lungo sviluppo che portò allo splendore che alcuni centri della valle sin dai primi insediamenti abitativi fino all’alto Medioevo, passando per le età preromane e romane.
Di questi albori di civiltà ne sono testimonianza le deposizioni funerarie recentemente venute alla luce nei pressi di Canosa (l’antica Canusium), come numerose sono le testimonianze preistoriche rinvenute nella’area di Canne, ben famosa per la omonima battaglia tra romani e cartaginesi, nella valle dell’Ofanto: di rilevante importanza sono alcune protome antropomorfe, una statuina muliebre (dea madre) databile alla fine del VI millennio, alcune grotte preistoriche nei pressi della collina di S. Mercurio e presso la fonte di San Ruggiero ed un menhir. L’area fluviale dell’Ofanto offriva le condizioni favorevoli agli insediamenti umani del neolitico.
E’ nel primo millennio a.C. che, in concomitanza dei primi insediamenti iapigi (dauni e peucezi), si hanno notizie delle prime civiltà aggregate in villaggi lungo le sponde del fiume e nel bacino fluviale dell’Ofanto: testimonianze scritte citano la presenza di Venusia, Forentum, Canusium e Cannæ per citare quelli di maggiore rilevanza storica. L’Ofanto, oltre che costituire un confine territoriale naturale, era la via di scambio dei principali traffici commerciali.

Nel IV secolo a.C. i Romani, con l’intento di completare la conquista dei territori meridionali della penisola e costituire una testa di ponte con i porti dell’Adriatico verso le terre d’oltremare, cominciano l’espansione territoriale verso i territori pugliesi, divisi tra iapigi, sanniti e greci, ma soprattutto verso i suoi porti tra i quali quello di Taranto, centro egemone della Magna Grecia, e di Brindisi. E’ in questo periodo storico che i territori pugliesi, naturale terminale per le vie di conquista e di commercio con il bacino mediterraneo, diventano oggetto di massicce opere di costruzione di vie di comunicazione terrestri: ne sono testimonianza via Appia antica e la via Appia Traiana che attraversano e terminano in territorio pugliese, come notevoli sono le opere che vengono costruite su quell’ostacolo naturale costituito dall’Ofanto, come il famoso ponte (ancora oggi visibile) nei pressi di Canosa.

In questo periodo e precisamente nel 216 a.C. che ha luogo, sulle sponde dell’Ofanto, sulla pianura fluviale prospiciente la collina dell’insediamento di Canne, la famosa battaglia tra i Romani e Cartaginesi guidati da Annibale durante la seconda guerra punica: uno scontro epicamente cruento risolto a favore dei Cartaginesi da una strategia militare esemplare. L’Ofanto e la sua valle nei sono stati teatro di varie battaglie nel corso dei secoli: si hanno notizie di uno scontro tra l’esercito romano e Pirro nel III secolo a.C, nel I secolo a.C. sulle sue sponde nei pressi sempre dell’insediamento di Canne si affrontarono i sanniti e l’esercito Romano, sino al cruento scontro avvenuto sempre nei pressi di Canne tra bizantini comandati dal Basilio Boioannes e longobardi, comandati da Melo di Bari, nel 1018.

Con l’avvento dell’epoca medievale e le invasioni barbariche, comincia il lento decadere degli insediamenti più importanti del valle dell’Ofanto: Canne, teatro di innumerevoli scontri militari, subisce nel 547 la sua definitiva distruzione ad opera dei Goti, condotti da Totila in una devastazione che segnò la fine per Canne e la deportazione e l’esodo delle genti verso i centri costieri che furono meta dell’esodo: tra essi Barduli, l’attuale Barletta. E’ un periodo in cui questi luoghi della bassa valle dell’Ofanto, un tempo ridenti centri di proficue attività commerciali e agricole diventano oggetto di scorrerie, distruzioni e governi dispotici: periodi in cui si assiste a una lenta ed inesorabile decadenza delle attività e dei costumi dei luoghi ofantini.
Intorno all’anno 1100, in un periodo di forte decadenza, sotto il dominio dei Normanni, un uomo dalle spiccata integrità ed autorevolezza morale sale al soglio episcopale di Canne: il vescovo San Ruggiero, un baluardo contro l’inarrestabile decadenza dei luoghi e l’esodo verso il luoghi costieri, eletto a Santo Patrono della città di Barletta.
Con il secolo XV i fertili territori della basse valle ofantina, sono oggetto di nuova colonizzazione da parte dell’aristocrazia terriera: è in questo periodo che nascono i primi nuclei di quelle splendide masserie disseminate nella valle centro di una incessante attività agricola e che sono giunte fino ai giorni nostri, splendido esempio di una vita rurale che ha connotato il contesto socio-economico del territorio negli ultimi secoli.
L’Ofanto, con suo lento fluire verso il mare, è stato silenzioso testimone e determinante attore di eventi che costituiscono la nostra identità culturale.

 
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